martedì, novembre 10, 2009

IMMUNITA' PARLAMENTARE

Riemerge ancora una volta il dibattito (e non solo) sul fatto se sia opportuno e necessario reintrodurre l'immunità parlamentare per il Parlamento italiano: Augusto Minzolini, direttore di Rai Uno, ieri, nel suo editoriale ha sostenuto che la sua eliminazione avvenuta con legge costituzionale nel 1993 ha generato un vulnus per cui la Magistratura, ordinamento autonomo dello stato, prevaricherebbe o potrebbe prevaricare l'autonomia di una altra istituzione cioè quella del Parlamento italiano e delle istitutioni collegate.
Occorre premettere che l'articolo 68 della Costituzione è stato soltanto modificato con legge costituzionale e referendum confermativo per cui sono fatti giustamente salvi i diritti di funzione del parlamentare, proprio per continuare ad evitare che vi possano essere pressioni che ne condizionino il suo operato:
"".Art. 68. - I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento puo' essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, ne' puo' essere arrestato o altrimenti privato della liberta' personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale e' previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione e' richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza "".

In origine, nel 1947, l'immunità parlamentare, nella giovane nascente repubblica post bellica, aveva anche lo scopo (seppur non dichiarato) di evitare "rigurgiti strani contro i parlamentari di quegli anni che provenivano sia dalle fila della Resisenza sia dalle fila del Fascismo e della Repubblica di Salò; una sorta di protezione, insomma, su eventuali fatti ed atti commessi nel passato, necessari alla giovane repubblica e alla sua nuova classe politica per muovere con serenità in suoi primi passi.
Dell'immunità parlamentare via via però il ceto politico - o parte di esso - non ha fatto tesoro conducendo una attività che sempre si è sempre più deteriorata per cui si è di fatto trasformata in impunità e solo la vicenda "mani pulite" ha scoperchiato l'uso e l'abuso di malgoverno, con collusioni e faccenderie sempre più diffuse, tanto che l'iniziativa di modifica costituzionale trovò concorde sia il Parlamento con maggioranze dei due terzi, che gli elettori referendari.

Insomma, visto il lungo tempo trascorso ed il consolidamento della democrazia le motivazioni originarie non esistevano più, mentre questa opportunità è stata molto spesso utilizzata per iniziare nuove "faccenderie" che hanno alterato la convivenza civile, minato la solidità economica del paese e favorito lo sviluppo delle mafie , complice pure la divisione in blocchi del mondo per cui i partiti di sinistra o meglio il partito comunista non avrebbe mai potuto costituire a livello nazionale una alternativa di alleanze e di governo.

Questi sono i fatti e le conclusioni decise nel 1993 sono del tutto logiche e condivisibili, perchè diversamente il malaffare sarebbe proseguito e la Magistratura sarebbe stata costretta come in precedenza a stare alla finestra, disattendendo le aspirazioni di giustizia da parte dell'opinione pubblica !

Dal 1993 controindicazioni in buona sostanza non ce ne sono state poichè la Magistratura ha fatto il suo dovere nel giudicare, assolvere o condannare e non si può dire che abbia in realtà sovvertito alcun ordine istituzionale costituito nè la si può accusare di aver utilizzato una tecnica di "micro chirurgia" per limitare l'azione politica di un singolo perchè in questo periodo le legislature sono sempre nate, vissute e morte per via politica, poichè anche l'avviso di garanzia che colpì nel 1994 il Presidente Berlusconi non fu la causa della sua caduta, bensì un suo alleato, La Lega, che gli tolse la fiducia per motivi politici specifici.

Occorre poi precisare che nel momento in cui si intendono apportare modifiche a leggi fondamentali siano esse di materia costituzionale che ordinaria, le motivazioni devono scaturire necessariamente da necessità collettive o generaliste sempre nel rispetto del diretto interesse comune o prevedere future novità che debbono essere comunque di interesse pubblico; nel momento in cui si ricerca più o meno affannosamente la creazione di protezioni o paraventi per consentire comunque una azione politica ecco che la cosa comincia a stridere in modo evidente poichè emerge un conflitto di interesse non importa se individuale o collettivo.
Aggiungo poi che l'iniziativa di alcuni legali onorevoli parlamentari, utilizzano con assoluta scioltezza le loro capacità legali non per eliminare storture i ingiustizie, ma per cercare di trarre d'impaccio il Premier da problematiche civilistiche che lo interessano personalmente(Mondadori).

Seppoi la Magistratura interviene su fatti avvenuti addirittura prima della nascita di un ruolo o incarico politico non si può accusarla di preveggenza nè la si può accusandola, sminuendola istituzionalmente, di impedire una azione politica mettendole il bastone tra le ruote.
Prima nascono i fatti, poi si riscontra la rilevanza penale e civile ed infine si va al giudizio e negarlo, ipotizzando strategie mefistofeliche come se i fatti fossero stati costruiti ad arte mi sembra veramente un esercizio spericolato.
Inoltre le azioni legali, civili o penali, intentate al Premier non sono assolutamente correlate alla sua funzione politica di governo o di opposizione (a seconda dei tempi di riferimento), ma sono legate a fatti strettamente personali per cui non edo cosa centri l'introduzione dell'immunità per fatti esterni alla sua funzione !

Nel caso poi di grandi riforme come quella sulla Giustizia le necessità nascono da esigenze collettive perchè la giustizia è veramene tale se oltre che giusta è veloce e da risposte in tempi accettabili agli intervenenti; è una operazione assai complessa per la quale occorre tempo e molta attenzione e soprattutto dedizione alla sua preparazione, mentre invece assistiamo da mesi se non anni a tante enunciazioni di principio divulgate periodicamente e poi si scopre che i lavori languono e quando se ne parla è perchè emergono problematiche "particolari" e si vorrebbe precorrere il programma anticipandone quale tema per mettere la toppa a quale problemuccio emergente e contingente.
La riforma della Giustizia deve essere un tutto organico e ben coerente, per cui precorrere i risultati buttandosi avanti con azioni slegate ed estemporanee si corre il pericolo di generale alla fine un papocchio e ritardare comunque il risultato finale che è quello che interessa alla fine gli italiani.
Usare la leva della prescrizione o ridurre i tempi di un processo ha senso solo se inserito in una riforma organica, la quale ha alla base la creazione di maggior efficenza ed efficacia della Giustizia che ne giustifichiono la riduzione; diversamente significa (come costruire una casa partendo dal tetto) generare ingiustizie alle ingiustizie.

L'editoriale di Minzolini sul reintegro della immunità parlamentare non mi scandalizza in via di principio, ma dal momento che non ci troviamo, come nel 1993, di fronte ad un fenomeno generalizzato e contrario, dove il ceto politico tutto sarebbe condizionato da una Magistratura "impazzita", allora in questo caso l'analisi si riconduce a pochi fatti che riguardano poche persone,
non commessi nell'ambito delle loro funzioni politiche, per le quali è del tutto giusto il giudizio della Magistratura; appare cioè un intervento strumentale, un assist insomma al potente di turno per cui si favorirebbe implicitamente il ritorno delle impunità spazzate via da mani pulite e dalla legge costituizionale del 1993.

In una moderna democrazia governa chi ha il consenso, ma deve essere chiaro a tutti che chi ci rappresenta, di maggioranza o d'opposizione, deve essere assolutamente affidabile sotto tutti i punti di vista, avere insomma una marcia in più sotto il profilo morale ed etico, proprio per rendere la sua azione inattaccabile, nell'interesse sui e degli italiani.

Concludendo, reintrodurre l'immunità parlamentare è un tema che non esiste perchè non esistono, nemmeno all'orizzonte, pericoli che la rendano necessaria; quanto ai processi del Premier non gli resta che farsi processare: si tratta di assumersi le sue responsabilità, ben convinto che non vi è nulla di preconfezionato e che siamo comunue al primo grado di giudizio.
Penso che per Lui paghi di più politicamente affrontare il problema di petto che cercare scorciatoie che lascerebbero comunque il sospetto di aver schivato la giustizia, a differenza degli altri italiani.
Seppoi eventuali condanne dovessero avere ripercussioni politiche, la cosa sarebbe del tutto naturale e logica: chi sbaglia paga !

PS: dalle notizie dell'ultima ora sull'incontro del Presidente del Consiglio con il Presidente della Camera emerge un accordo non già sulla Riforma della Giustizia, ma su una modifica di una piccola parte di essa - proprio a spizzichi e bocconi - che introduce modifiche che puzzano di bruciato lontano un miglio !
In sostanza per i processi civili o penali (con pene inferiori ai 10 anni esclusi i reati per mafia, ecc.) si introduce una durata massima di due anni per ogni fase di giudizio; si riduce di un quarto la prescrizione per i reati inferiodi ai dieci anni (esclusi sempre i reati per mafia, ecc).
Tutto si riduce insomma a sei anni e questo servirebbe ad imporre alle procedure giudiciali temi ristretti e pressanti e non è detto che la struttura possa reggere adeguatamente viste le autonomie assegnate alle pati nella determinazione dei tempi di udienza e dibattito; inoltre e qui casca l'asino - la riduzione processuale si applicherebbe non ai futuri processi ma anche a quelli in corso al primo grado di giudizio.
La riduzione della prescrizione si applicherebbe per i reati precedenti al 2 maggio 2006(decorrenza dell'indulto)!
Insomma proprio un bel vestitino fatto su misura per le cause in corso del Premier, alla faccia della non retrodatazione degli effetti di legge !
Effetti collaterali: circa 600 mila attori e relativi legali che si incavoleranno come bisce perchè vedranno sfumare i loro legittimi desideri di veder giudicare l loro istanze e circa 600 mila convenuti che brinderanno, ballando sui tavoli con i loro legali !
Insomma: azioni legali civili e penali a carico del Premier che si scioglieranno come neve al sole, circa 600 mila voti consolidati e quadagnati alla coalizione di cdx e circa 600 mila voti assegnati, forse, all'opposizione !
Proprio una bella morte della Giustizia e un'altra bella picconata alla Repubblica !!

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