lunedì, dicembre 14, 2015

MACCHE' BANCHE : RISPARMIATORI SALVATI !

L'intervento per decreto che regola il la nascita di un fondo interbancario apposito per le quattro banche locali è impropriamente definito "salva banche" perchè in realtà non salva proprio per niente le quattro banche in crisi, ma semplicemente quasi tutti i suoi clienti.
Le quattro banche peraltro già commissariate da tempo dalla Bankit sono state messe in liquidazione(e gli amministratori mandati a casa), ma precedentemente sono state svuotate di tutti i loro attivi (prestiti alla clientela in bonis) e tutti i loro passivi (ossia deposito il c/c, depositi a risparmio, certificati di deposito ed obbligazioni ordinarie emessa dalla basca stessa) che sono tutti confluiti nelle nuove banche che hanno rilevato pure il marchio.
Sono stati trasferiti alle nuove società pure tutti i valori amministrati per conto dei clienti (ossia titoli di stato e  azioni , fondi, polizze emesse da terzi).
Naturalmente i soliti maligni ci vedono l'affare che che andrebbero a fare le banche che hanno scucito 2,7 mld di euro poichè poi se tutto va bene le rivenderebbero poi  a maggior prezzo ...
Sono rimaste invece nelle società "fallite" le azioni e tutti i titoli parificati come le obbligazioni subordinate, convertibili ecc. che costituiscono il cosiddetto capitale di rischio oltre ovviamente ai crediti incagliati o a contenzioso il cui ammontare, evidentemente abnorme, è la causa principale dello stato di crisi.
Quindi chi ora schiamazza per pura convenienza politica (per mettere il bastone fra le ruote in buona sostanza), ma a sproposito (sfruttando anche casi drammatici di questi giorni) tralascia di affermare che i risparmiatori di queste quattro banche, circa un milione di persone ,  sono stati salvati dal decreto tanto vituperato insieme a circa 200 mila aziende affidate.
Perchè deve essere chiaro che quando una banca va in bancarotta, non esistendo più il bail out, i rubinetti del credito si chiudono perchè non è più possibile che banche più solide rilevino le banca in crisi sostituendosi quindi nelle ragioni di credito (crediti concessi) e in quelle di debito (raccolta di qualsiasi tipo ed azioni ed similia) e vengono pertanto chiesti in dietro i denari prestati.
Per cui affrontare il problema che coinvolge una delle "materie prime" più usate al mondo, il denaro, in modo così avventato  ( torna comodo  attaccare quel politico o quel ministro a prescindere dal suo operato) può provocare reazioni a catena ingiustificate che posso portare a conseguenze impensabili.
Il problema rimasto sul tappeto, ma che esisteva latente comunque sia ben chiaro, riguarda non già gli azionisti (che già non è poco), ma circa 10.500 obbligazionisti subordinati perchè dalle proteste che emergono (a detta anche di coloro che cavalcano le disgrazie altrui per pure conveniente politiche) si potrebbe supporre che molti di questi abbiano investito risparmi in prodotti per i quali non era ben chiaro il livello di rischio, ovvero non gli era stato spiegato per bene (sono esclusi altri  2500 circa obbligazionisti che hanno acquistato detti titoli sul mercato secondario).
Ricordiamoci sempre comunque che il rischio negli investimenti c'è e esisterà sempre in qualsiasi investimento si vada a parare; se non si rischia sul capitale (ma anche a tener contante in tasca si può raccattare una banconota falsa o farsela sfilare dal portafoglio) si rischia sul suo rendimento.
Ovvero il livello del rendimento è diretta espressioni del rischio che si va ad assumere  secondo i principi logici: "più  lungo è il tempo più alto è il tasso" e "a parità di tempo è più rischioso il tasso più alto"
Ma ritornando ai fatti c'è da ritenere quindi che il salvataggio dei risparmiatori vada allargato anche agli obbligazionisti subordinati, nei casi in cui sia comprovata l'innocenza e magari sia ravvisata una "forzatura" da parte degli operatori bancari.
Qui le formule si precano, ma se è certo che la danza la debba condurre il Governo, è altrettanto certo che non può essere il Governo a finanziare anche questo intervento.
Rendiamoci comunque conto che gli strumenti per evitare di proporre prodotti inappropriati per i semplici risparmiatori esistono, ma sono dei profili articolati ed anche ferragginosi (son tra coloro che sostiene che ad essere troppo puntigliosi nello spiegare, si corre il rischio di non farsi intendere per nulla), son  soggetti alle variazioni che scaturiscono sia dal cambiamento dei rischi dei titoli già in portafoglio sia dalle nuove intenzioni di investimento che possono, se consapevolmente scelte, modificare il livello della propensione al rischio di ogni singolo risparmiatore.
Escludere l'acquisto di obbligazioni subordinate mi sembra una forzatura poichè significherebbe che un risparmiatore non può nemmeno comperare una azione.
Caso mai si dovrebbero marchiare sin dalla nascita con classi di rischio - sia nel capitale che nel rendimento -  ben chiare e riconoscibili in qualsiasi momento della vita del titolo e che i profili di rischio, bloccanti , non possano essere variati facilmente in breve tempo (non manipolabili).
Occorre poi fare una grande riflessione su quanto è avvenuto in questi ultimi 20 anni nel quadro del sistema bancario europeo poichè sino alla metà degli anni 90 il Sistema in Italia in particolare godeva di una auto protezione derivante (come cito nel precedente mio articolo) da vincoli sul tipo di attività creditizia in riferimento sia alle varie forme di raccolta, sia alle varie forme di impiego.
Queste ultime in particolare indicavano i tipi di operazioni riservate soltanto a poche grandi banche e vi era una netta separazione tra banca commerciale e banca finanziaria, mentre oggi tutti possono far tutto ed ovviamente grandi operazioni in piccole banche territoriali possono dare lustro certamente al management, ma come vediamo aumentano ancor più i rischi di credito in modo esponenziale; ne bastano poche, magari sollecitate da amici degli amici, che, andando a male, mettano a gambe all'aria queste banche e nei guai i loro clienti (imprese o risparmiatori ).
Un'altra cosa che rende ancora fragile il nostro sistema bancario deriva dal fatto che a questo cambiamento "operativo" non ha fatto seguito un completo cambiamento strutturale delle banche.
Le banche d'interesse nazionale e quelle di diritto pubblico son state privatizzate, le casse rurali si sono aggregate soltanto, ma le banche popolari e le casse di risparmio (le più piccole) non si son trasformate in spa pur quotandosi (non tutte però) in Borsa.
Se ci si pensa è una contraddizione in termini: si mette in quotazione un titolo il quale non possiede singolarmente il diritto di voto (espressione del diritto di proprietà di un pezzettino della società bancaria) perchè questo spetta al titolare di tutte le azioni a lui intestate (diritto e voto capitario).
Memorabile fu nel 1999 la condizione di preventiva trasformazione in spa della Banca Agricola Mantovana (società quotata) imposta da Banca Mps per effettuare la sua offerta pubblica d'acquisto.
L'anno scorso l'attuale Governo dispose la trasformazione in spa delle 8 più grandi banche popolari (quotate e non) e se ci ricordiamo bene ci fu parecchia maretta costituita dai ricorrenti attacchi al Governo appunto accusandolo delle più bieche intenzioni.
In realtà queste decisioni avrebbero dovuto essere prese molto prima viste le decisioni prese a livello europeo se mal non ricordo nel 1993!
Mal nel 1994 era sceso in campo Berlusconi, liberale a parole, seguito  da altri governi e coalizioni più o meno solide e durature e del fatto nessuno se ne occupò (anche perchè toccare tasti così delicati significava farsi tanti nemici).
E' vero che le banche popolari et similia sono espressione del territorio ed al territorio si devono correlare, ma è anche vero che quando queste banche hanno migliaia di sportelli sparsi in tante regioni anche lontane, migliaia di dipendenti e fette di mercato a due cifre è un pò difficile sostenere che non siano operativamente diverse dalle spa un pò più grandi e che quindi i soci debbano essere messi al corrente  e poter scegliere e valutare  in modo trasparente ogni giorno.
Peraltro abbiamo visto che anche con strumenti trasparenti di informazione avvengono comunque operazioni che dimostrano il loro rischio solo ex post.
In realtà la ritrosia, soprattutto delle banche  non quotate, al gran balzo lo spiegherei con il fatto che si andrebbe a perdere il voto capitario (per cui cui chi ha più azioni conta di più) simbolo di un egualitarismo societario che non produrrebbe selezione negli uomini, nelle strategie e nelle azioni.
Ovvero, malignamente, si potrebbe pensare che che certe valutazioni siano pilotate e quindi non corrispondano alla realtà.
Del resto queste scelte del 1993 portano appunto anche al "bail in" dall'anno prossimo e non vorrei che queste fragilità non fossero del tutto sistemate e dovessimo incontrare altre situazioni critiche.
Infatti tutti coloro che attaccano il Governo per le sue scelte e in queste ultime ore invocano pure dimissioni (sic) sembrano non sapere che dal 2016 anche i possessori di obbligazioni normali in caso di dissesto bancario potrebbero esser chiamati in parte a rispondere ad eventuali perdite.
Per il nostro sistema bancario  passa quasi tutto il denaro necessario per il credito a privati ed imprese e questo denaro è costituito da depositi a risparmio, conti correnti e obbligazioni  ordinarie appunto(oltre che ai titoli di Stato e in misura minore da polizze assicurative, fondi ed azioni et similia) e se si considera rischiosa oltre misura quest'ultime mi domando che effetti ne deriverebbero per la nostra economia (che dipende molto dal credito bancario) e che  cosa possa mai garantire il Fondo interbancario poichè il denaro liquido viene tenuto dai risparmiatori in minima parte (le uniche possono essere le società medio grandi) e quello più usato, l'obbligazionario puro,non sia garantito.
Quindi è forse il caso che si solleciti piuttosto il Governo ad affrontare questo problema,  cercando di far modificare il paniere di raccolta da proteggere, anzichè infilarsi in sterili ed inutili diatribe buone solo a sollevare polveroni e a esacerbare gli animi.
Questo significa che si debba far garantire anche questo tipo di obbligazioni dal Fondo, ma questo, deve essere ben chiaro a tutti, influirà certamente sui rendimenti dei titoli stessi (l'assicurazione la paga l'assicurato di solito) e in un tempo di tassi bassissimi questo certamente non ci farà saltar di gioia.

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