mercoledì, gennaio 13, 2010

LETTERA APERTA A P.G. BERSANI

Caro Segretario Bersani,
è fuor di dubbio che, come i suoi predecessori Veltroni e Franceschini, si è preso una bella gatta da pelare per mettere in movimento su una rotta sicura e chiara il nostro "bastimento"e è altrettanto fuor di dubbio che i cosigli utili sono quelli richiesti.
Ma poichè tengo molto alla riuscita di questo progetto politico che evolve da almeno vent'anni, mi permetto di suggerirti qualche pensiero che potrebbe essere utile alla determinazione delle strategie politiche da mettere in campo in tutte le sedi opportune siano esse parlamentari, amministrative, elettorali e - non ultima - di comunicazione.
E fuor di dubbio che la coalizione di centrodestra ha trovato nel suo leader ed anche in tutto il suo apparato una chiave di lettura che li avvantaggia nel consenso che hanno ottenuto e che continuano a mantenere consistente.
Quanto al programma svolto invece, questa coalizione, sta dimostrando ancora una volta la sua limitatezza, ma proprio per la "chiave" individuata di proposizione al pubblico ed agli elettori questi contenuti passano in secondo piano tanto che contano di più le enunciazioni di principio e le promesse che la loro realizzazione.
In sostanta su tanti temi come la giustizia, il fisco, le libertà individuali, le necessità primarie della collettività, la modernizazione del paese, le politiche economiche e quelle internazionali, la riduzione decisa e progressiva del debito dello stato, le scelte elettrorali abbiamo visto tante enunciazioni, tante campagne elettorali, tante interviste che promettevano la loro realizzazione, ma poi in realtà di tutto questo si è visto ben altro o ben poco.
Paradossalmente però l'elettorato è sempre speranzoso che queste possano alla fine arrivare per cui, nonostante gli avvicendamenti al governo che pure ci son stati, il consenso rimane tuttora ben solido nel centrodestra.
Non possiamo dire che il centrodestra abbia incantato la maggioranza degli italiani, tuttalpiù si è dimostrato più credibile cavalcando sapientemente temi sensibili di qualsiasi genere, come l'immondizia, il terremoto, la sicurezza e l'immigrazione e mettendo nell'angolo le idee e le proposte alternative dei programmi del centrosinistra.
La cosa tragica comunque è che tutto quello che è necessario obbiettivamente all'Italia non vien fatto e chi ne pagherà il conto, o prima o poi, saranno gli italiani.
Il centrosinistra invece ha vissuto periodi travagliati dove la normale dialettica che dovrebbe essere stata il suo punto di forza si è trasformata in una sua debolezza per cui anche le cose egregie fatte (come l'entrata nell'euro o il controllo e riduzione del debito pubblico a solo titolo d'esempio) sono scordate da un pò tutti.
Le coalizioni pletoriche hanno creato fragilità e minor credibilità ed anche le iniziative coraggiose nonstante i buoni auspici hanno mostrato il segno e vedo il reale pericolo che anche con la creazione di coalizioni più contenute non producano una inversione di tendenza se non si lavora sulle strategie che permettano di aumentare la credibilità politica che va ovviamente confermata nei fatti.
Due sole le principali leve su cui contruire la credibilità che porti consensi maggioritari:
viste le imminenti elezioni regionali riguarda la scelta dei candidati e l'organizzazione della comunicazione.
Apparirà scontato ma la prima - le elezioni regionali -deve rispondere alla assoluta esigenza di scegliere, nelle tornate elettorali regionali il "meglio fico del bigoncio" che risponda all'apprezzamento della più ampia parte delle'elettorato, a prescindere quindi da tutti gli altri temi o motivi che ne depotenzierebbero l'efficacia.
Questo apprezzamento va riscontrato nelle varie comunità trascurando il fatto che il prescelto appartenga al nostro partito o alla coalizione e trascurando anche lacci e lacciuoli che ci siamo andati a cercare, mentre debbono essere una opportunità e non un vincolo.
Intendo dire per esempio che se la Lorenzetti in Umbria è richiesta a gran voce per una sua terza candidatura questo va fatto comunque lasciando perdere norme interne al partito sulle quali si può benissimo far eccezzione.
Così pure sulle primarie: lo strumento si è dimostrato valido in tanti casi, ma non garantisce in qualsiasi caso il risultato migliore.
Intendo dire che in Puglia per esempio nel 2005 le primarie hanno dato una indicazione chiara confermata poi alle elezioni, ma in altri casi (elettorali e di partito)dove sono scesi a votare milioni di sostenitori questo non ha garantito assolutamente il risultato migliore.
Questa volta il Puglia la nostra coalizione uscente esce appannata per cui ricorrere alle primarie può rivelarsi un esercizio di democraticismo, mentre dobbiamo invece offrire una alternanza al nostro interno che aggreghi nuovamente la maggioranza dell'elettorato (in questo caso si tratterebbe di un nome già ben noto ed apprezzato quanto il governatore uscente).
Anche nel Lazio - dopo il brutto affaire Marrazzo che, diversamente da altri, ci ha messo nei guai -la concentrazione va giustamente fatta sul "meglio fico del bigoncio" e Emma Bonino è decisamente una donna di prestigio vincente e di alta qualità.
Certamente ci potrebbero essere altri uomini anche del nostro partito che potrebbero esser utili, ma bisogna puntare sul nome ad effetto perche avvicendamenti come Zingaretti o Veltroni non sarebbero capiti dall'elettorato (oltre a quanto ci ha dimostrato il recente passato riproponento Francesco Rutelli come sindaco di Roma).
E' fuor di dubbio che i candidati prescelti debbono avere uno stretto connubio con le alleanze e con i programmi dove vanno individuate le scelte logiche e non le ideologie.
Casini al riguardo sbaglia di grosso nella sua scelta perchè al di la delle differenze di pensiero che può avere con la Bonino, nella regione Lazio occorre una politica concreta e pragmatica, dove quindi i grandi temi sulla vita centrano ben poco; non va poi dimenticato che stimo parlando di un eccellente commissario europeo ed ex ministro della repubblica.
La seconda leva riguarda l'organizzazione della comunicazione sulla quale dimostriamo una carenza ed un ritardo che fanno franare la nostra cedibilità politica.
Al di la delle capacità populistiche del premier di stare sulla scena, è evidente ogni giorno di più che gli esponenti di centrodestra sono in qualsiasi sede più preparati di noi.
Già abbiamo l'handicap di essere tre partiti all'opposizione mentre il centrodestra appare come un unico e accattivante partito, in più dobbiamo riconosce che siamo meno preparati dialetticamente a calcare la scena.
La scena pricipale è quella televisiva che gestisce circa il 90% della comunicazione perchè gli italiani non vogliono o non possono leggere uno o più quotidiani al giorno da quali trarre informazioni utili per formarsi una propria idea; ricorrono quindi alla comunicazione televisiva che è più veloce ed immediata, dove i temi possono essere preselezionati e dove attrae consensi chi sa calcare meglio la scena di altri.
La preparazione dialettica è tutto perchè le tematiche con risvolti politici sono sviluppate dalla mattina presto a notte fonda, su tutte le reti possibili ed immaginabili e molto spesso - al di la della qualità implicita degli esponenti del centrosinistra - politici, giornalisti, economisti ed altro che siano - la preparazione degli esponenti di centrodestra appare molto più forte e ben congegnata.
Abbiamo capito tutti che ormai il sistema televisivo soggiace da tempo ad una grande ed unica regia che peraltro si riscontra anche nelle aule parlamentari, ma questo fenomeno mi interessa poco perchè chi vuol far valere le sue idee si prepara per bene e quindi agli avversari non resta che fare la stessa cosa in modo migliore per contrastarli.
Il centrodestra continua ad attaccare le trasmissioni che lavorerebbero contro la maggioranza parlamentare ed il governo in carica, ma in ealtà questo non è assolutamente vero perchè gli esponenti di centrodestra sono sempre giustamente presenti e molto spesso fanno una miglior figura rispetto agli avversari politici per cui la credibilità - anche usando qualche volta toni da avanguardista - si consolida o cresce.
Tanti sono i temi in cui il centrodestra racconta fandonie o mezze verità, ma tante volte non abbiamo la prontezza di riflessi di smascherarle in modo credibile per cui assistiamo a tesi paradossali come il fatto che il "processo breve " sarebbe stato imbastito da una precedente iniziativa del centrosinistra, mentre in realtà l'attuale bozza riduce la prescrizione, mentre l'altra riduce i tempi processuali (in più l'attuale non dura 6 o otto anni, ma se non supera i primi due il proceso è bello e finito).
Oppure la tesi sulla pressione fiscale ( per non parlare della riforma fiscale in circalazione da 16 anni) o sul livello del debito dello stato, il cui allentamento sarebbe appannaggio escusivo del centrodestra (che non mette le mani in tasca agli italiani nemmeno quanto vara lo scuro fiscale ter !), mentre se si vanno a vedere gli andamenti storici questo non è assolutamente vero(ricordo che nel 1994 l'attuale premier intrudusse una tantum dell'1% sui redditi olttre 150 milioni di lire a fini irpef!).
Molte porcherie o incapacità le riscontriamo, per chi legge sui giornali di opinione e denuncia, ma molto spesso nelle trasmissioni televisive dove pure partecipiamo non se ne parla assolutamente.
Per esempio per ben due volte i governi di centrodestra hanno introdotto per l'Irpef le due famigerate aliquote del 23 e 33%, ma non sono mai stati fatti i passi successivi per metterle in piedi; così pure è per ben due volte che in finanziaria l'attuale governo ha introdotto la norma per la riduzione di tutte le rappresentanze politiche locali, ma poi i decreti attuativi sono rimasti nel limbo.
Tutte queste cose l'elettorato innamorato di questa coalizione probabilmente nemmeno le sa, e se le conosce se ne fa una ragione aspettando tempi migliori che mai non arrivano.
Sta quindi a noi evidenziare queste contraddizioni che fanno vedere stagno quel che appare argento !
Anche altri comportamenti vanno denunciati prontamente alla prima favorevole occasione: il premier ha recentemente accusato la Consulta ed il Presidente della Repubblica di essere di parte (avversa alla sua), ma giusto la Consulta viene buona per sostenere una norma assai utile per lui ,come la proroga di tre mesi del processo in caso di aggiornamenti del Pm per consentire la scelta dei riti processuali previsti.
Ecco che in questo caso siamo come dei bimbetti all'asilo: se la Consulta da risposte gradevoli ad una parte tutto va bene, ma se cambia il segno ecco che quella stessa parte tratta i componenti della Consulta come dei "tagliagole"; se non si smaschera questo velocemente si rischia come spesso accade che la "frittata" venga rivoltata in senso opposto (il centrosinistra non ha mai affermato che parte della magistratura gli è politicamente avversa).
Non bastano quindi le dichiarazioni volanti anche se chiare ai vari tg (quando intervistavano Prodi sembrava che avessero messo i microfoni dentro una scatola da scarpe)come sta facendo Bersani ed altri in questi giorni, occorre organizzarsi per bene, documentandosi altrettanto bene e scelgliere i migliori tra di noi che sappiano tener testa agli interlocutori in modo efficace, ribattendo punto su punto le tante fandonie e le mezze verità.
Non occorrono "animali di scena" ma gli uomini giusti con l'adeguata dialettica perchè il canale televisivo è veloce ed immediato e raggiunge la credibilità presso l'elettorato chi per primo si spiega presto e bene.
In questi giorni si parla di riappacificazione, di toni più moderati, di confronti per le riforme costituzionali, ma questo si è rivelato un grande bluff perchè non è cambiato nulla rispetto ad un mese fa: si vuol continuare a governare contro anzichè per e quel che è peggio è che questo non viene denunciato in tutte le sedi.
Si parla di riforma della giustizia, ma poi i temi di discussione riguardano le procedure che "suicidano" in realtà migliaia di processi con l'aggiunta di grandi contraddizioni: il centrodestra insiste sul processo breve, necessario agli italiani (in realtà è necessario al premier) e poi si sostiene che questa modifica potrà interessare solo l'1% dei processi aperti.
Ma allora occorre decidersi perchè se una scelta è urgente non può essere marginale !
Sul sistema penitenziario - vado veramente da un tema all'altro , ma i comportamenti son sempre gli stessi - si è sparato a palle incatenate sull'indulto (votato da tutti tranne la Lega e l'Idv), ma poi di passi conseguenti nemmeno l'ombra ed oggi, dopo quattro anni, siamo allo stato di emergenza carceri al quale si intende rispondere con un investimento fantasmagorico che raddoppi quasi la capienza degli stabilimenti penitenziari (ma non sappiamo in quani decenni).
Su questi aspetti di tecniche di comunicazione penso non ci voglia poi molto: occorre solo una buona organizzazione e determinazione contrapponento una contro regia sui fatti che sia veramente convincente e vincente.
Diversamente temo che nemmeno i più grandi programmi possano trovare consenso, se non con uno sforzo doppio o triplo dispetto agli avversari politici che ci troviamo difronte.

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